La Locanda di Tirana

Col favore del buio arrivammo a casa mia senza che nessuno ci notasse. Il disorientamento, dovuto al fatto di essermi trovato faccia a faccia con la morte, non mi spinse a farmi domande sul perché, improvvisamente, fosse saltato fuori proprio Zykir a salvarmi la vita.
Entrammo in casa. Prima di aprire la porta del mio appartamento, Zykir diede un’occhiata triste alla sua ex porta di casa come se cercasse di rievocare per un atti- mo il passato. Chiusi tutte le finestre e ci togliemmo i vestiti fradici. Zykir era cambiato. Era più muscoloso. Sembrava non esserci più traccia del giocatore incallito che beveva e rubava le scatolette di tonno.
Mi raccontò che una notte, dopo aver perso quel poco che gli era rimasto, aveva incontrato Chandrak alla Bettola. Questi, senza troppi indugi, gli aveva chiesto se voleva lavorare per lui. La paga era molto alta, l’unica condizione era il silenzio e il trasferimento in una citta- dina limitrofa. Zykir, preso dalla rassegnazione, accettò e sparì dalla circolazione. Gli fu proibito di ritornare nella sua vecchia città, per non destare sospetti…



Percezioni

La luce dei punti lontani

Oltre l'oblio della voce

Portella della Ginestra. Primo maggio 1947. Sedici sopravvissuti raccontano la strage.

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Le Leggi razziali e l'ottobre del 1943

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