Intervista a Xhovalin Delia, l'artista albanese che opera a due passi dagli Uffizi

Nel cuore di Firenze, a due passi dalla Galleria degli Uffizi, un artista albanese, Xhovalin Delia, opera dentro un laboratorio/atelier sotto l'ombra dei grandi edifici secolari della Culla del Rinascimento. Xhovalin è in Italia da più di trent'anni. Ho avuto il piacere di incontrarlo e conversare con lui su temi come quello del rapporto dell'artista con l'arte e del loro ruolo nella società odierna. Durante la conversazione ho scoperto che Xhovalin ha scritto due romanzi, realizzato film animati, creato dei corto metraggi e video artistici. Dunque, stiamo parlando di un'artista che sa maneggiare diversi linguaggi. Probabilmente la letteratura permette a Xhovalin di varcare delle soglie che l'arte figurativa non gli permetterebbe nemmeno di scoprire. Seduti su due sgabelli, uno di fronte all'altro, come due vecchi amici, abbiamo cominciato a parlare dei rispettivi approcci con l'atto creativo.

Xhovalin, qual è il tuo rapporto con l'arte?

È come domandarsi che rapporto si ha con l'amore? La risposta immediata sarebbe la seguente: amo e basta. L'arte è come il sogno, come l'amore. È una follia. Non ti chiede il permesso di entrare. Viene quando vuole. Diversamente dal sogno e l'amore, che vengono e vanno via quando vogliono loro, L'arte è fedele. Se la ami ti ama se le dai ti dà, ma mai quando riceve. È fedele ma un po' spilorcia. Ti prende tanto, anzi tutto e ti dà poco.

E com'è quel poco?

Tanto per l'artista, i suoi seguaci e non solo. Quindi è un rapporto dare-ricevere? Sì, ed è sproporzionatissimo, sempre a suo favore pari a 1000 a 1. A volte anche quel miserabile '1' lo concede poco facilmente. A qualcuno anzi, a tanti artisti, quell'1 ha stroncato la vita.

E a te?

Io sono stato un po fortunato. La mia arte è stata più generosa. Ammetto che m'ha dato tanta sofferenza ma anche degli istanti gioiosi e talmente felici. È stata, e lo è. la mia amante piena di passione e stranamente anche fedele. Per cui ci amiamo follemente. L'arte non l'ho mai tradito. Salvo le scappatine sempre dentro la sua 'casa' con cinema, musica e letteratura. Anche con il cinema hai avuto una bellissima storia d'amore? Sì, abbiamo procreato dei bei figli, ovvero dei film d'animazione, corto metraggio e video art. Con la stessa passione è stata e lo è ancor oggi l'amore per la letteratura con quale, oltre riflessioni, analisi opinioni, saggi, ho fatto due bei figli maschi di nome romanzi. Ecco cos'è l'arte per me, una storia d'amore.

L’arte può essere sia egoismo che condivisione?

L'uomo, pur essendo figlio della natura, alla sua mamma interessa più come specie. Come individuo un po' di meno. Ma per fortuna l'arte, come l'amore, non è una cosa ragionevole o razionale. Quindi è la natura che dirige la follia dell'arte nell'uomo. Come fa col amore che, come la definirebbe Schopenhauer, non è altro che una somministrazione di droga che la natura stessa prepara per la sua prole per procreare e continuare la vita. È la stessa somministrazione che la natura pratica con l'arte, con la A maiuscola, finché non diventi mestiere, cioè razionalità che s'impara nelle scuole. Infatti la gente che dipinge è tanta ma gli artisti pochi pochissimi. Dunque, la risposta è la seguente: l'arte nasce come bisogno naturale e si condivide come tale. L'ego sarebbe un promotore del laboratorio interiore dell'artista ma è la natura che prepara la somministrazione del arte nella sua specie. Ecco perché l'arte è divina e l'artista un semi-dio.

C’è posto per l’arte in questa società?

Certamente che c'è posto. Se c'è posto per la religione! Dove c'è l'uomo c'è e ci sarà sempre l'arte...dio creò l'uomo secondo la sua immagine a sua somiglianza...No? Anzi la società ha tanto bisogno sia l'arte che la religione che l'amore...basta tornare nelle caverne e vedere i nostri antenati primitivi non laureati nelle accademie delle belle arti per capire la necessità dell'arte per l'uomo come creatura sociale.

Quando hai capito che la tua vita era destinata a legarsi indissolubilmente con l’arte?

Non credo che esista una data per le cose incoscienti e irrazionali e tanto meno la consapevolezza. Come se ti chiedessi, quanto ti sei reso conto che la tua vita è condizionata dall'esistenza dell'ossigeno? Con una differenza, però. La scienza è razionale, l'arte è follia. Come tale, l'arte, per me era una voglia, un desiderio senza sapere cos'era. Mi viene voglia di cantare e cantavo. Quando mi vengono degli immagini mi metto a dipingere. Quando ho qualcosa da dire mi metto a scrivere. La magia dell'arte e la necessità mi hanno spinto nella ricerca e sto ancora ricercandola.

Pensi di trovarla?

Non so, ma ho vissuto la vita e continuo a divertirmi alla ricerca di questo mistero di nome arte. Sarebbe questo il mio destino della mia vita di essere legato indissolubilmente con l'arte? Non saprei.

Qual è il premio più importante che hai vinto?

Sarebbe importante un premio, sia quello il più prestigioso del mondo? Può darsi ma non è stato e non lo è per me. La fortuna mi ha accarezzato. Ne ho avuto alcuni premi ma francamente mi interessano poco. Anzi non mi piacciono i premi. Sono una cosa stupida razionale umana. Secondo me ognuno merita un premio nel suo genere. Non può essere un premio per tutti. E poi chi può premiare l'arte? Normalmente lo fanno quelli che con l'arte non hanno a che fare. Anzi, spesso premiano quelli che non meritano. Tranne me.(sorride). Io sono una eccezione. Giusto per rispondere alla domanda. Sono stato fortunato di avere ricevuto dalla « Culla dell'Arte il primo premio Lorenzo il magnifico nella biennale internazionale dell'arte contemporanea di Firenze.






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